Dopo qualche anno dalla pubblicazione della mia ultima narrativa, ho avuto il piacere di veder pubblicato un nuovo racconto. Il percorso che lo ha portato a vedere la luce è stato lungo e tortuoso ed è durato diversi anni.

La prima idea mi venne leggendo la storia di alcuni orsi polari andati alla deriva nell’estremo settentrionale dell’Atlantico, su un lastrone di ghiaccio. Per loro non ci fu nulla da fare: troppo lontani da qualunque costa, troppo selvatici per essere avvicinati e issati su una nave. La vicenda ebbe una certa rilevanza sui media internazionali, perché diede la plastica evidenza del fatto che il clima sta cambiando e ciò sta mettendo in pericolo non solo le specie che abitano il grande Nord, ma tutti gli equilibri del pianeta.

A me piacque pensare che una cucciola, che nessuno aveva visto, si fosse salvata miracolosamente e fosse arrivata sulle coste del Mar Tirreno. E che lì fosse stata aiutata da una muta di cani liberi e gentili. Il lieto fine, ovviamente, è d’obbligo. Ma prima ci sarà da penare e faticare a trovare un sistema per riportarla a casa.

Senza che lo avessi previsto, è venuto fuori un racconto, se non umoristico, quanto meno divertente, che aspira a far sorridere, oltre a riflettere sul rispetto e sulla cura che dobbiamo alla nostra unica casa nell’universo.

Voglio ringraziare, come sempre, Medusa Editrice, che mi ha consentito di pubblicarlo, e, prima di tutto, Matteo Speraddio, che mi ha incoraggiato a finire il lavoro, anche quando mi sembrava di essermi arenato nelle contingenze della vita. Un ringraziamento va anche a Federica Micali, giovane e bravissima illustratrice siciliana, che mi ha fatto un ulteriore regalo: trasformare i cani del porto frutto di fantasia in figure visibili, e soprattutto uno: Gioele, controfigura di un cane realmente esistito e protagonista assoluto del racconto.

Ringrazio, inoltre, anticipatamente i colleghi che vorranno riservare al libro un giudizio benevolo e i ragazzi che lo leggeranno, sperando che si divertano.